Accertato innanzitutto lo stato di gravidanza della paziente, l’odontoiatra deve capire se si tratta di una gravidanza a rischio e in tal caso valutare l’opportunità di contattare il ginecologo curante. Alcuni cambiamenti fisiologici che si verificano durante la gravidanza possono a vario titolo influire sulla compliance della gestante nel sottoporsi alle cure odontoiatriche.
È comune un senso di malessere nelle prime ore del mattino, inoltre la gravidanza può intensificare lo stress e l’ansia già normalmente presenti quando ci si deve sottoporre a cure dentarie. La posizione supina, in particolare durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza, può indurre la diminuzione della pressione sanguigna e della gittata cardiaca; ciò è dovuto alla riduzione del ritorno venoso al cuore come risultato della compressione della vena cava inferiore da parte dell’utero. Questa condizione è nota come “sindrome ipotensiva supina” ed è caratterizzata da vertigini, ipotensione, tachicardia e sincope. Il trattamento consiste nel posizionare la paziente sul fianco sinistro, per ridurre la pressione dell’utero sulla vena cava, e somministrare ossigeno al 100%. L’odontoiatra dovrebbe adattarsi a tali circostanze programmando sedute brevi ed evitando alla paziente una prolungata posizione supina. Un trattamento odontoiatrico con carattere di urgenza può essere effettuato in qualsiasi momento, anche durante il primo trimestre di gravidanza. Per contro, in caso di terapie dilazionabili si cercherà di evitare questo particolare periodo in cui gli interventi possono essere ostacolati da nausea e vomito, il rischio di aborto è potenzialmente maggiore e farmaci e radiazioni possono avere un effetto teratogeno nel corso dell’organogenesi.
Il periodo ideale risulta essere l’inizio del secondo trimestre (14a-20a settimana di gravidanza), in cui non vi è rischio di teratogenesi, nausea e vomito dovrebbero essere meno presenti e le dimensioni dell’utero sono ancora sufficientemente contenute da non causare disagio alla paziente. Il secondo trimestre permette quindi semplici trattamenti di routine, mentre i trattamenti d’elezione andranno preferibilmente rimandati al termine della gravidanza.
Nel terzo trimestre possono essere eseguite terapie semplici, non impegnative, in considerazione dell’aumento dell’ingombro del feto e dei possibili problemi respiratori e cardiovascolari della paziente (sindrome ipotensiva supina).
> Odontoiatria conservativa
Non vi sono controindicazioni a effettuare terapie conservative in gravidanza. Anche l’utilizzo dell’amalgama è stato considerato sicuro da parte dell’American Dental Association, della Food and Drug Administration e della World Health Organization in quanto non esiste una correlazione tra otturazioni in amalgama e complicanze durante la gravidanza.
> Terapia parodontale
Le gestanti devono essere motivate a una corretta igiene orale e a sottoporsi a 2-3 controlli odontoiatrici nell’arco della gravidanza, per prevenire la comparsa della patologia parodontale specifica (gengivite ed epulide gravidica). L’American Academy of Periodontology ha invitato gli odontoiatri a impostare protocolli di prevenzione della malattia parodontale quanto prima possibile nelle gestanti e a trattare infezioni acute o possibili fonti di sepsi indipendentemente dallo stadio della gravidanza, mentre consiglia di programmare all’inizio del secondo trimestre eventuali sedute di scaling e levigature radicolari.
> Indagini radiografiche
Le radiazioni, per definizione, costituiscono potenti agenti mutageni e teratogeni con effetto dose-dipendente in grado di provocare l’insorgenza di patologie oncologiche nell’adulto e malformazioni nel feto. Diverse associazioni internazionali, tra cui l’American College of Radiology e l’American Congress of Obstetricians and Gynecologists, segnalano che nessuna radiografia singola comporta una dose di radiazioni abbastanza significativa da rappresentare una reale minaccia per la salute e il normale sviluppo del feto e che lo stato di gravidanza non deve modificare le comuni linee guida che portano alla decisione di effettuare o non effettuare un’indagine radiografica.
Le radiografie endorali correttamente eseguite da parte dell’odontoiatra costituiscono un rischio minimo in gravidanza. Le attuali evidenze scientifiche suggeriscono che non vi sia alcun rischio per il feto in riferimento a malformazioni congenite, ritardo di crescita o aborto indotto da radiazioni ionizzanti con dosi inferiori a 5 rad.
Detto questo, si consideri che la dose all’utero per un esame radiografico sistematico endorale è inferiore a 0,01 mSv, mentre la dose che l’utero riceve durante i 9 mesi di gravidanza a causa dell’esposizione alla naturale radiazione di fondo è di circa 0,75 mSv.